Il Porco e il Sindona
(Articolo tratto dal Libro “Il metodo Sindona – Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino”).
«Allo stato degli accertamenti da noi svolti, non sono emersi elementi per potere affermare che le persone di cui innanzi, e soprattutto il Porco e il Sindona, siano implicati nel traffico di stupefacenti». Sulle origini delle sue fortune finanziarie poco è certo e molte sono le ombre. Nel 1967, la polizia americana trasmette alla Criminalpol un rapporto riservato: Michele Sindona vanterebbe rapporti stretti con ambienti della mafia italo-americana.
La questura di Milano riceve il dispaccio, lo guarda distrattamente, poi lo archivia. Insomma, volge lo sguardo altrove, limitandosi alla nota che abbiamo riportato sopra, alla lettera: irresistibile l’involontaria comicità del burocratese, ma, nel caso specifico, si tratta del vero nome, non di un appellativo: Dan Porco è il contatto di Sindona in America, suo stretto collaboratore in loco.
È in questo periodo che la mafia diviene più attiva nel nascente, ma già lucrativo traffico internazionale di stupefacenti. Dieci anni dopo, a fine anni settanta, durante il soggiorno di Sindona a Palermo (dove ha inscenato il suo finto rapimento ed è ospite della mafia) il commercio di droga è ormai il core business dei clan e sta vivendo uno straordinario boom. Dalla Sicilia s’irradia nel resto d’Italia, raggiunge l’Europa intera. L’eroina scorre a fiumi, la si vede nelle strade, nelle piazze, nelle facce devastate della gioventù bruciata, le siringhe nei parchi, le morti di overdose.
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