Già nel 1971, viene pubblicato il Rapporto Werner, dal nome del presidente del Lussemburgo che ne coordina la pubblicazione. Il rapporto contiene una serie di proposte per la sistemazione dei rapporti valutari tra i paesi membri della Comunità europea e conclude con la futuristica raccomandazione di un’unione monetaria.

In un momento di crisi e involuzione del sistema finanziario internazionale, la conclusione risulta allo stesso tempo radicale e presciente. Ad anni di distanza, sorprende la precisione con cui, sia pure con tempistiche troppo brevi, vengono identificati i passi che porteranno all’Euro. Il Rapporto Werner giunge a seguito di lunghi lavori preparatori avviati a cavallo del 1970, tra cui il Piano Barre, la Conferenza dei capi di Stato e di governo all’Aia, e le attività dello stesso Comitato Werner, che sottopone le sue proposte alla Commissione delle comunità europee.

Il dibattito in seno al Consiglio si traduce nella risoluzione del marzo 1971 che fissa le tappe e i primi adempimenti verso l’unione monetaria. La risoluzione «esprime anzitutto la volontà politica dei Paesi membri di realizzare, secondo un piano graduale ed a partire dal 1° gennaio 1971 ed in 10 anni, l’unione economica e monetaria e, per suo mezzo, preparare lo sviluppo equilibrato della Comunità». Il documento delinea le caratteristiche della fase finale di tale unione e fissa gli obbiettivi da raggiungere e le misure da prendere. Viene evidenziata la necessità di provvedimenti paralleli in campo economico e monetario, da assumere durante i tre anni della prima tappa: abolire progressivamente gli ostacoli ai movimenti di capitale, coordinare le politiche per quanto concerne i mercati finanziari e infine prendere alcune misure di armonizzazione fiscale.

Siamo oltre vent’anni prima del Trattato di Maastricht, che, nel 1992, dà l’avvio formale al percorso verso la moneta unica. Ma già all’inizio degli anni settanta si percepisce che l’unificazione delle monete rappresenta di fatto un passo ineluttabile.

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